Effetto serra: le preoccupazione degli scienziati UK per la presidenza Trump

ghiacciaio

A pochi giorni dall’insediamento del nuovo presidente USA alla Casa Bianca, i più importanti scienziati britannici hanno fatto pressione sul Primo Ministro Theresa May perchè contesti a Donald Trump la sua presa di posizione sul cambiamento climatico e affinché lo inviti a rispettare il coordinamento e le azioni internazionali per rallentare il riscaldamento globale.

Il Primo Ministro inglese Theresa May, incontrerà il neo presidente Trump a Washington dopo l’insediamento in primavera, nel corso della prima visita con uno degli alleati storici più stretti del suo paese.

In segno di protesta, 100 scienziati hanno indirizzato una lettera alla May, illustrando le  “potenziali minacce” per l’interesse nazionale britannico percepite già durante i discorsi pubblici tenuti da Trump durante il mese di Novembre, quando il candidato repubblicano era impegnato nella campagna elettorale dalla quale è uscito vincitore per percentuali ma non per numero totale di votanti.

Durante la presentazione del suo progetto politico Trump ha definito il riscaldamento globale come una “bufala inventata dai Cinesi” e ha invitato nel suo gabinetto politico diversi scienziati che rigettano totalmente le prove dei rischi legate al cambiamento climatico in atto in tutto il mondo. Tra questi ha anche nominato come senior advisor uno scienziato che ha chiesto di porre fine ai programmi di ricerca sul clima della NASA, un dipartimento che fornisce dati vitali per il monitoraggio e la gestione del cambiamento climatico. In più Trump ha annunciato il desiderio di abbandonare l’accordo 2015 di Parigi, firmato da quasi 200 nazioni, che mira a porre fine all’era dei combustibili fossili spostandosi verso le energie rinnovabili entro la seconda metà del secolo. Anche se a distanza di pochi giorni sembrava già tornato sui suoi passi affermando che riguardo all’accordo era pronto mantenersi flessibile.

La lettera dei 100 scienziati evidenzia che “il Regno Unito dovrebbe essere preparato a rispondere con decisione a questi sviluppi” soprattutto sfruttando il rapporto di amicizia che lega i due paesi e tramite gli incontri ravvicinati del G7 e del G20 che prenderanno luogo durante il nuovo anno. In ogni caso secondo gli scienziati è fondamentale che tutti i paesi firmatari rispettino le indicazioni dell’accordo di Parigi del 2015 per un mondo che si impegna a diminuire le emissioni di Co2. Secondo la missiva, la risposta migliore sarebbe quella in cui a ogni indebolimento nel cambiamento climatico da parte degli Stati Uniti seguisse una vigorosa espansione della ricerca in Gran Bretagna.Un risultato che porterebbe a un forte rinnovamento della Gran Bretagna anche offrendo posti di lavoro ai migliori ricercatori statunitensi delusi dalla politica proposta dal presidente Trump. In questa maniera la crisi americana porterebbe a un’opportunità per il Regno Unito di avvantaggiarsi delle menti e delle idee migliori e per riportare in gloria i migliori istituti di ricerca del paese. Come ha affermato uno dei firmatari della lettera, l’idea di fondo è che se gli Stati Uniti perdono terreno, tocca alla Gran Bretagna assumersi il ruolo di paese progressista per portare avanti i valori democratici.