Guarnizioni in polimeri: arte o scienza?

L’importanza delle guarnizioni non viene mai messa abbastanza in evidenza; eppure esse fanno parte degli ultimi elementi della lavorazione di molti prodotti, di cui condizionano la resa e l’aspetto finale. Si pensi alle guarnizioni auto, per esempio, ma anche ai profili di altre tipologie di veicoli; e, ancora, alle guarnizioni per i pannelli solari, a quelle per gli elettrodomestici e a quelle per i serramenti. È importante che questi componenti non si limitino a garantire i più alti livelli di efficienza, ma offrano anche una resa estetica ottimale.

I materiali per le guarnizioni: la resina acetalica

La resina acetalica è uno dei materiali che vengono impiegati per la realizzazione delle guarnizioni. Molto resistente alla fatica e all’urto anche a temperature modeste, si caratterizza per un coefficiente di attrito ridotto e per una notevole stabilità dimensionale. Le sue caratteristiche meccaniche ottime hanno contribuito alla sua grande diffusione, come pure la sua lavorabilità e la sua stabilità all’umidità. Si tratta di un materiale termoplastico non igroscopico che viene impiegato per un gran numero di particolari meccanici, ma che si rivela ideale anche per applicazioni chimiche ed elettriche, essendo resistente ai composti organici e agli alcali.

A che cosa servono le guarnizioni

Le guarnizioni auto rappresentano forse la tipologia più comune, ma ci sono molti altri esempi di guarnizioni con cui abbiamo a che fare nella vita di tutti i giorni, anche se spesso non ce ne rendiamo conto. Esse non sono altro che elementi di tenuta grazie a cui è possibile contrastare la perdita indesiderata di gas o fluidi, di tipo dinamico o statico.

Le guarnizioni in polipropilene

Il polipropilene è un altro materiale tipico per la composizione delle guarnizioni. Le sue resistenze chimiche elevate si abbinano a una apprezzabile facilità di lavorazione, sia per saldatura che alle macchine. Inoltre il polipropilene si contraddistingue per un peso specifico ridotto e per una eccellente resistenza alla trazione. Oltre che per le guarnizioni, esso è utile in tutti gli ambienti corrosivi in cui devono essere impiegati dei pezzi meccanici. Va detto che il polipropilene in confronto ai tecnopolimeri ha una resistenza meccanica inferiore, sia dal punto di vista della compressione che dal punto di vista della flessione.

Gli altri termoplastici

Le aziende come Unigasket, che rappresenta un punto di riferimento nella produzione di guarnizioni, si avvalgono di molti tipi di termoplastici diversi a questo scopo: tra gli altri vale la pena di menzionare il PET, il PVDF, il PVC, il PE, il PA 6 e il PMMA. Non va dimenticato, poi, il PU, vale a dire il poliuretano, che però rientra nella categoria dei termoindurenti. Entrando più nel dettaglio, il PA 6 non è altro che il nylon, un tecnopolimero che denota una notevole resistenza meccanica alla flessione, alla trazione e all’abrasione. Si tratta di un materiale igroscopico, il che vuol dire che nel tempo assorbe umidità; vanta un coefficiente di attrito basso e non è raccomandato per ottenere tolleranze strette, vista la sua struttura specifica.

Le guarnizioni in polietilene

Il polietilene, invece, è un semicristallino che può essere distinto in polietilene ad altissimo peso molecolare, polietilene ad alto peso molecolare e polietilene ad alta densità. La resistenza agli agenti chimici è molto elevata, e si affianca alla resistenza alla benzina, all’alcool, agli alcali, agli acidi, alle soluzioni saline e all’acqua. Il polietilene è un materiale atossico – questo vuol dire che lo si può impiegare anche per scopi alimentari – e garantisce una resistenza eccellente all’abrasione e all’urto, oltre a vantare un livello di viscosità molto alto. Occorre tener presente che il polietilene non è compatibile con gli alogeni, con l’acido solforico e con l’acido nitrico, che sono acidi ossidanti.

Quali altri materiali sono usati per le guarnizioni?

Il plexiglas o plexiglass è un altro dei materiali che vengono adoperati per la realizzazione di guarnizioni: costituito da polimeri del metacrilato di metile, è molto resistente alla flessione ma non alla trazione, essendo caratterizzato da un modulo di elasticità considerevole. Si parla di una materia plastica trasparente e rigida, che resiste senza problemi agli agenti atmosferici e chimici. Il PVC, invece, è un termoplastico con un elevato modulo di elasticità che non sopporta le temperature molto alte. Caratterizzato da una struttura amorfa, vanta una stabilità eccellente ed è un isolante elettrico più che discreto.

I termoplastici con caratteristiche speciali

Il PEEK assicura prestazioni eccellenti tanto a temperatura molto basse, fino a 60 gradi sotto zero, quanto a temperature molto alte, fino a più di 250 gradi. È un termoplastico cristallino che denota una resistenza chimica elevata e che è autoestinguente. La durezza e la rigidità sono due delle sue principali caratteristiche meccaniche. Tra i più antichi termoplastici, invece, va menzionato il polistirene, che resiste senza problemi alle basse temperature, presenta una superficie di alta qualità ed è un isolante elettrico eccellente.