Le origini
I gioielli nascono come oggetti altamente simbolici, creati per comunicare appartenenze, ideologie o abilità. L’arte orafa è millenaria e le sue radici partono dalla preistoria. In quest’epoca, le prime civiltà si adornavano con denti, zanne di mammut o ossa prelevate dalla selvaggina, per comunicare l’idea di abilità nella caccia. Tra le donne erano più comuni le conchiglie, per simboleggiare fertilità.
Da oggetto simbolico a decorazione
L’avvento dell’Età del Rame segna una svolta e iniziano a comparire i primi gioielli in rame, oro e argento, lavorati mediante tecniche sempre più sofisticate.
Con l’inizio dell’Età dell’Oro, avvenuto in Egitto circa cinquemila anni fa, il gioiello inizia a rivestire principalmente una funzione religiosa, in particolare per le religioni orientali. I monili erano anche molto utilizzati nei corredi funebri e la civiltà egizia ne è una classica testimonianza.
Il prezioso metallo inizia anche ad essere arricchito con pietre e smalti colorati, assumendo forme più ricercate e complesse.
A poco a poco, pertanto, la funzione estetica del gioiello inizia ad affermarsi e le tecniche di lavorazione si affinano. Circa 3000 anni fa i Sumeri inventano la tecnica della granulazione, che consiste nel saldare insieme delle minuscole sfere. Un’altra tecnica molto antica è quella della cera persa, utilizzata dagli Egizi circa 2000 anni fa.
Queste procedure sempre più avanzate sono alla base della moderna arte orafa.
Mode e talismani
Dal classicismo greco, gli orafi iniziano a creare gioielli seguendo lo stile delle civiltà dell’epoca.
Nell’età classica (461 – 366 a.C.), infatti, i monili avevano linee più essenziali e semplici. Nel periodo ellenistico (327 – 274 a.C.), invece, iniziano ad assumere uno stile molto più raffinato e particolare.
Con la civiltà romana, inizia la tradizione dell’anello come simbolo di fidanzamento e si sviluppano tecniche orafe avanzate, come l’arte glittica, la quale consiste nell’impiego di pietre dalla struttura stratificata, creando dei notevoli bassorilievi.
L’impiego delle gemme preziose apporta ai monili la funzione di talismano, in quanto ad ogni minerale viene attribuita una particolare proprietà.
In occidente i più apprezzati erano i diamanti, per via della loro durezza; una pietra impossibile da scalfire divenne subito simbolo di potere e invincibilità.
I gioielli nel Medioevo
Fino al Medioevo i monili erano oggetti sacri o riservati solamente alle famiglie reali. Le casate reali esprimevano il loro potere per mezzo di tali ricchezze, che costituivano una riserva in caso di necessità di fondi per le campagne militari. Questi importanti gioielli venivano sfoggiati solo in occasioni importanti. Tali restrizioni raggiunsero il culmine con un’ordinanza stabilita nella prima metà del XIII secolo, secondo la quale i diamanti non potevano essere indossati da nessuna donna, neanche da una reale: solamente la Santa Vergine ne era degna.
Nella metà del XV secolo, tuttavia, Carlo VII di Francia, innamorato di Agnes Sorel, decide di donarle una grande quantità di gioielli, tra cui quelli arricchiti con diamanti.
Verso il mondo moderno
Inizia così una nuova epoca per il gioiello, che da questo momento non è più limitato ad oggetto sacro o riservato alla nobiltà. L’arte orafa inizia ad affermarsi e a diramarsi. Nascono figure diverse, altamente specializzate, come il battiloro, lo scultore, il doratore. Si sviluppano anche delle corporazioni, delle quali fecero parte anche i celebri orafi di Ponte Vecchio a Firenze.
Con il Rinascimento, i gioielli rispecchiavano il clima di prosperità e positività dell’epoca. Se ne faceva un largo uso e si susseguirono mode e stili diversi, che comportavano un continuo rimaneggiamento dei monili.
L’arte orafa si affermò notevolmente e molti artisti, come Donatello o Botticelli, lavorarono in botteghe orafe. I gioielli più apprezzati erano i pendenti, gli orecchini e gli anelli e per esibire questi oggetti le acconciature e l’abbigliamento erano scelti attentamente per evitare di coprirli.
Nel XIX secolo si alternarono stili diversi e fu un periodo eclettico: si riproponevano vecchi stili come quello egizio, gotico o rinascimentale. Ma al tempo stesso venivano ideate nuove tecniche, come quella della placcatura, pensata da Brugnatelli. A partire dal 1870, i diamanti, che fino ad allora erano riservati a pochi ceti sociali, iniziarono a diffondersi maggiormente per via della scoperta di giacimenti in Sud Africa.
Con l’art nouveau i gioielli iniziano a riflettere lo stile bucolico e colorato dell’epoca, mentre il cubismo restituisce le linee geometriche e la simmetria.
Infine, il mondo moderno si rivela invece più libero, meno condizionato da mode e stili imposti.
Oggi si va alla ricerca dell’originalità e l’arte orafa è decisamente avanzata. Si avvale di figure diverse, ognuna altamente specializzata in una fase, dal disegno del gioiello alla sua realizzazione.
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L’Italia è il Paese che produce ed esporta la quantità maggiore di gioielli e le città più importanti nel settore sono Milano e Roma, insieme a New York, Tokyo e Parigi.